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Essenziale

Le infrastrutture come motore di sviluppo

Avatar: Zaverio Lazzero Zaverio Lazzero

Le infrastrutture — dalla loro progettazione alla realizzazione — rappresentano l’espressione più diretta del modo in cui una comunità interpreta il proprio sviluppo e il futuro del proprio territorio.
L’attuale opportunità offerta dalla variante al Piano Regolatore Generale della Città di Chieri consente di condividere idee e immaginare il futuro urbano in una prospettiva più ampia.
È naturale che emergano interessi e sensibilità differenti, e che il confronto sia talvolta vivace; l’importante è che resti realistico, aperto alla visione, ma libero da posizioni ideologiche o utopiche che ostacolano ogni concreta possibilità di crescita.
La revisione del Piano Regolatore è uno dei compiti fondamentali di ogni amministrazione comunale.
Essa può scegliere tra due strade:
• quella dell’immobilismo, che non solo penalizza i cittadini residenti ma disincentiva nuovi investimenti;
• oppure quella di immaginare uno sviluppo concreto e sostenibile, condizione necessaria per evitare la decadenza socio-economica del territorio.
Tra le opere infrastrutturali più strategiche rientra sicuramente la viabilità, che deve essere pensata in modo realistico anche per i prossimi decenni.
Sebbene sia auspicabile e opportuno favorire forme di mobilità collettiva (come la sharing mobility), la realtà quotidiana richiede ancora il ricorso all’auto privata per gli spostamenti individuali, così come la presenza di autocarri e furgoni resta imprescindibile per il trasporto e la distribuzione delle merci.
Le ipotesi di una “riduzione del trasporto su gomma” a favore di quello ferroviario hanno senso per le grandi movimentazioni: un treno può trasportare centinaia di persone o enormi quantità di merci.
Tuttavia, sia le persone che le merci, una volta giunte alle stazioni o ai terminal di arrivo, necessitano di collegamenti secondari e locali, che restano inevitabilmente affidati alla gomma.
È quindi necessario organizzare e ottimizzare questi flussi secondo criteri di efficienza e sicurezza, senza farsi condizionare da visioni irrealistiche.
Non possiamo pensare che tutti si spostino in bicicletta — per ragioni di morfologia, fisicità e clima — né che le merci possano essere “dematerializzate”.
Restano quindi validi i sistemi attuali, che possono e devono essere migliorati, non negati.
Soluzioni come cargo bike o droni restano, almeno per ora, sperimentazioni limitate, non alternative concrete, e confinate alla micro-distribuzione.
L’ottimizzazione della mobilità e del trasporto delle merci rientra a pieno titolo nel capitolo Viabilità del Piano Regolatore, che dovrà misurarsi con la complessità del nostro territorio: un territorio articolato, collinare e densamente abitato, che richiede competenza tecnica, equilibrio e realismo nelle scelte.
Vale la pena chiedersi perché altri Comuni abbiano saputo realizzare opere infrastrutturali più o meno imponenti, con successo, salvaguardando così la qualità della vita dei cittadini oltre a creare le aspettative per uno sviluppo funzionale.
Senza andare troppo distante, e solo per citarne alcune: la circonvallazione di Poirino, quella di Montà d’Alba e la recente di Arè (Chivasso–Caluso) sono esempi concreti di infrastrutture che hanno migliorato la qualità della vita.
Per la prima si è trattato di un percorso piano, e tutto sommato semplice; la seconda avrebbe le caratteristiche più simili al nostro bisogno: gallerie e viadotto; spaziale quella di Arè, dove l’imponente viadotto supera anche la ferrovia planando sulla rinnovata Strada Statale 26 della Valle d’Aosta. Probabilmente qualche giovane studente che ora partecipa alle manifestazioni NoTangEst-NoGronda non ha fatto in tempo a maturare le esperienze quando per superare Montà si transitava proprio nel centro paese e si scendeva a valle su ripidi e stretti tornanti. Ora si intercettano solo più alcuni attraversamenti con rotonde o semafori per chi ha effettivamente bisogno di recarsi in centro. Ad Arè addirittura il passaggio nella strettoia del centro paese richiedeva attenzione e l’arresto nell’incrociare il passaggio di un autobus o un autocarro; senza dimenticare il passaggio a livello sulla linea ferroviaria Chivasso-Ivrea-Aosta, teatro purtroppo di incidenti gravi.
Chi ricorda le situazioni precedenti —strettoie, ingorghi, tornanti e attraversamenti ferroviari — non avrebbe dubbi sul miglioramento ottenuto.

  • Chieri, Torino, Piemonte
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