Infrastrutture, motori dello sviluppo e le ricadute sulla qualità della vita.
Recentemente sono stato coinvolto in un confronto a distanza, con interviste della redazione del Corriere di Chieri sul tema del lavoro, presente e opportunità future, quale sviluppo per il territorio.
Mentre l’apparato pubblico tende a giustificare la mancanza di opportunità come un limite esterno alle proprie competenze, gli imprenditori sostengono una visione opposta: non si chiede all’amministrazione di creare direttamente imprese, ma di favorire le condizioni abilitanti che solo il settore pubblico può garantire — infrastrutture, spazi, incentivi e visione strategica.
La stessa fruizione della Città e delle sue infrastrutture e come queste vengano intese e programmate in ottica di sviluppo, sono determinanti nell’attrarre o respingere potenziali investitori e addirittura critiche nel trattenere le imprese esistenti.
Se da un lato è condivisibile il desiderio di realizzare un centro cittadino qualificato e attrattore di turismo, è indispensabile però prevederne la fruibilità con i mezzi attuali che sono perlopiù rappresentati dalle auto private. Bene limitarne l’accesso in centro a condizione di poter disporre di parcheggi esterni e vie di transito alternative all’attraversamento. E questo non si ottiene legiferando sui vincoli ma predisponendo le alternative funzionali.
Chi arriva da Torino, nel tardo pomeriggio, resta bloccato per minuti interminabili tra code e disagi per entrare a Chieri — anche quando non deve nemmeno entrare in città, ma semplicemente raggiungere Pessione, Cambiano o Riva. La situazione è la stessa anche per chi si dirige verso Castelnuovo.
Si dice “tutte le strade portano a Roma”, ma qui sembra piuttosto che “tutte le strade passano per Chieri”.
Eppure, Chieri — come altri Comuni “virtuosi” che le hanno poi realizzate — aveva a suo tempo progetti concreti di circonvallazioni (non vere tangenziali, ma percorsi di scorrimento efficaci).
Alla fine, quella a sud è stata costruita: piccola, modesta, ma oggi quanto mai indispensabile.
Immaginare oggi la città senza quel tratto sarebbe impensabile.
La circonvallazione nord, invece, è rimasta sulla carta. La proposta era avanzata e rispettosa dell’ambiente, prevedendo un percorso in larga parte interrato, con tre brevi gallerie e un tracciato capace di alleggerire tutto il traffico extra-urbano.
Il progetto avrebbe intersecato Strada Valle Pasano e Strada Baldissero, per poi sboccare sulla provinciale per Andezeno.
Un capolavoro di equilibrio tecnico e ambientale, capace di eliminare gli ingorghi al Murè, fluidificare i flussi da Pessione e Riva verso Torino e risolvere il traffico del weekend dei torinesi di ritorno dalle colline.
E invece no.
Dopo oltre quarant’anni dal progetto originario la Giunta attuale considera l’opera “costosa e irrealizzabile”, proprio mentre il traffico — dati alla mano — è aumentato in modo incontrovertibile.
Nel frattempo, Pessione avrà la sua circonvallazione.
Un intervento necessario e utile, anche per il nuovo attraversamento ferroviario.
A Chieri, invece, nulla.
Eppure a Pessione non si sono levate proteste, nonostante il consumo di suolo e l’asfaltatura, la comunità ha compreso la necessità di un’opera utile.
I veri penalizzati restano così i residenti di Corso Torino, Strada Andezeno, Viale Fasano e Strada Padana Inferiore, costretti a convivere ogni giorno con traffico, rumore e inquinamento.
Per loro, le parole “qualità dell’aria” e “tutela dell’ambiente” non sono slogan, ma bisogni concreti.
La densità abitativa di quelle zone è tra le più alte del territorio, e il diritto alla salute passa anche attraverso scelte infrastrutturali coraggiose, non più rimandabili.
Cancellare oggi l’unica possibilità di recupero di benessere urbano sarebbe un insulto per chi, da anni, vive le conseguenze di scelte mancate.
Una città che rinuncia alle proprie infrastrutture rinuncia al proprio futuro.
Salvare la circonvallazione nord non è un lusso, ma una necessità civile, sociale e ambientale.
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